Quando accompagno mia figlia a scuola o la vado a prendere nel pomeriggio ci sono sempre più papà che si dedicano a questo compito. Negli anni precedenti era esclusivo delle mamme, al massimo delle nonne o delle tate.
I padri di oggi sono molto presenti nella vita dei figli: li ascoltano, conoscono i nomi dei loro amichetti, trascorrono i pomeriggi al parco con loro, conoscono i loro gusti, cosa piace mangiare ai loro figli... Se mi fermo a riflettere,
quando ero bambina quasi nessun papà accompagnava i bambini a scuola.Di certo non si cimentavano a giocare con le bambole e non sapevano affrontare crisi di pianto e capricci dei loro figli come fanno oggi.
Quasi tutte le bambine della mia generazione , per descrivere i loro padri, userebbero gli aggettivi
forte e potente. I
l papà era una specie di supereroe che non era presente come la mamma e, forse proprio per questo,
quando c´era rendeva speciale anche l´avvenimento più ordinario. Oggi i superpoteri dei papà sono cambiati, qualcuno direbbe che si sono spenti, perché sono diventati simili a quelle delle mamme.
Io credo che i bambini possano trarre solo vantaggi dalla fine dei superpoteri dei loro papà.
Il fatto che gli uomini siano coinvolti nella vita dei loro figli fin dalla nascita (e già durante la gravidanza) è un valore aggiunto per la crescita del bambino e lo sviluppo della sua autonomia.
l
l piccolo che apprende da subito anche il linguaggio del papà sarà più predisposto verso gli altri ( tata, nonni, babysitter, coetanei) e avrà maggiore capacità di adattamento al mondo esterno rispetto al coetaneo che trascorre il primo anno di vita in simbiosi con la mamma e che vivrà il distacco in modo traumatico.
Il vecchio modello secondo cui la mamma insegna ad amare e il papà a crescere è stato superato e i
padri distanti e autoritari hanno lasciato il posto ai “papà-mammi” orgogliosi di esserlo.
La famiglia vincente oggi è quella in cui non c´è più una divisione dei ruoli netta e marcata; è quella dove non esistono invidie e competizioni tra i genitori; è quella in cui l
e due figure genitoriali si interscambiano nella cura dei figli senza però sovrapporsi o sostituirsi.
L´uomo, infatti, non deve perdere il suo ruolo maschile nella coppia pur dedicandosi alla cura dei figli.Lo stesso vale per la donna.
Sempre più padri chiedono il congedo di paternità per permettere alle compagne di tornare a lavorare prima e restano a casa con i figli.
I
n Nord Europa è una pratica comune mentre nel nostro Paese, fino a pochi anni fa, era impensabile che un uomo sacrificasse la sua carriera o rinunciasse ad un trasferimento per un avanzamento di carriera per dedicarsi ai figli.
Qualcosa sta cambiando, non c´è dubbio!
Considerando che noi mamme facciamo una grande fatica a delegare i compiti e preferiamo accollarci tutto perché pensiamo che nessuno potrebbe farlo meglio di noi, riusciamo a fidarci di
questi nuovi papà? E´ importante
essere collaborative e aiutare i nostri mariti a diventare papà competenti e responsabili e meritarsi la nostra fiducia.
Se possiamo contare sulla loro collaborazione il nostro stress diminuirà e l´atmosfera in famiglia diventerà più rilassata e meno tesa.
Del resto non siamo predisposte ad essere madri ma impariamo ad esserlo giorno dopo giorno "sul campo" . Mamme non si nasce ma si diventa.
Anche noi non abbiamo un modello di riferimento perché in quello delle nostri madri in cui le donne avevano il monopolio dei figli e del focolare, non ci riconosciamo. O almeno non tutte!
Viviamo nell´insicurezza e abbiamo bisogno di assistenza, di consigli, di qualcuno che ci dica quanto siamo brave... Lo stesso vale per i papà 2.0!