Un’ altro grande mito della musica italiana ci ha lasciato proprio poche ore fa. Si tratta di Lucio Dalla stroncato da un infarto in Svizzera , dove si trovava per una serie di concerti. Proprio il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni. Enorme l´emozione e il dolore provocati dalla notizia tra i protagonisti del mondo della musica. Se ne va via un grande poeta dei giorni moderni che ci ha fatto sognare con centinaia di canzoni che hanno segnato le emozioni di tante generazioni. Non potremmo più dimenticare la sua ultima apparizione proprio qualche giorno fa al Festival di Sanremo in coppia con il cantante Pierdavide Carone , dove appariva sereno e sorridente con gli occhi pieni di luce mentre sventolava in aria la bacchetta da Maestro d’orchestra. Pochi minuti fa sono stati diramati centinaia di comunicati stampa da parte di amici e colleghi, che piangono la morte del cantante.
Ecco alcune messaggi:
Eros Ramazzotti: «Non potrò mai dimenticare il suo telegramma al mio primo Sanremo, mi scrisse: “Olè”. Fu il primo messaggio e ne fui onorato, ci mancherà tanto la sua genialità, era un grande…»
Eugenio Finardi:«Lucio no, proprio non me l´aspettavo! L´avevo visto a Sanremo pochi giorni fa, sempre allegro, con quei suoi occhi da Elfo che sembravano guardarti dentro e sorridere di ciò che vedevano. Sembrava eterno. Lo stesso che clowneggiava con il clarinetto alla Palazzina Liberty di Milano, quando lo vidi per la prima volta mentre cantava "Com´è Profondo Il Mare", 30 anni fa. Lo stesso che cantava "Paff Bum" con i mitici Yardbirds, guadagnandosi il rispetto e la gratitudine di noi piccoli rocker. Un jazzista inventatosi cantautore trasformato in Pop Star. Mi ha fatto l´onore di suonare in 2 mie canzoni. Un uomo fiero, ironico, molto emiliano. Un grande musicista. Però questa brutta sorpresa non dovevi farcela Lucio! Buon viaggio, salutami Caruso...»
POOH: «Lucio, perché così lo chiamiamo tutti da sempre, senza bisogno del cognome, è stato amico e fratello di tutti quelli con cui ha lavorato, cantato o anche solo parlato… Sempre uguale a sé stesso, sempre in equilibrio perfetto con una cultura acquisita e inventata strada facendo. Lucio è stato l’esempio più bello di chi ha saputo trasformare con leggerezza il proprio lavoro in un’arte. Lucio, con la sua continua voglia di stupire e la sua involontaria capacità di piacere al mondo! »
NICCOLÒ AGLIARDI :«Mio padre a sette anni mi fece ascoltare, durante un viaggio in auto "Ma come fanno i marinai". Ho capito qualche anno dopo che uno di quei marinai "mascalzoni ed imprudenti con la vita nei calzoni e col destino in mezzo ai denti sotto la luna puttana e il cielo che sorride" era proprio Lucio; e che mi avrebbe insegnato ad amare le parole e a godere della loro leggerezza e della loro profondità. Un giorno gli ho chiesto se avesse idea di dove fossero finiti Anna e Marco. Mi ha risposto che non aveva alcuna importanza il luogo, ma mi ha convinto quando mi ha promesso che ovunque fossero, ancora si amavano. Questo ho imparato da lui».